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STEFANO CUCCHI UCCISO DALLA VIOLENZA DELLO STATO
— 22 ottobre 2011voantino distribuito a torpignattara il 22 ottobre
STEFANO CUCCHI UCCISO DALLA VIOLENZA DELLO STATO
In questa seconda metà dell’ottobre 2011, la parola violenza ricorre sui media ( TV e giornali) con un utilizzo ridondante e compulsivo, oltreché non del tutto appropriato, che non fa altro che svilirne il significato. Se ne parla in merito al corteo che il 15 ottobre ha riversato rabbia per le strade di Roma. Oggi, una settimana dopo quel corteo, ci troviamo a riflettere ancora sulla parola violenza, ma questa volta, purtroppo in modo diverso. Oggi riflettiamo su quella violenza che due anni fa’ ha strappato la vita dal corpo di un ragazzo di 31 anni e lo ha fatto a forza di calci, pugni e indifferenza. Oggi vogliamo riflettere sulla violenza dello Stato, che attraverso i suoi uomini in divisa uccise Stefano Cucchi, che non morì subito ma solo dopo tre giorni di agonia, passati tra una cella a un letto d’ospedale dove nessuno lo curò .
Il ricordo di Stefano, che abitava il nostro quartiere, viveva le nostre strade e passeggiava nei parchi, unica offerta di svago delle nostre periferie, ci aiuta a capire che cos’è la violenza. Per definizione la tanto osannata democrazia in cui viviamo si fonda sul monopolio della violenza: da quella che tiene prigionieri gli immigrati nelle C.I.E., a quella che porta la guerra in luoghi lontani del mondo a quella che uccide di botte un ragazzo del nostro quartiere senza ragione, senza pietà. Questa è la violenza che noi ripudiamo e contro cui lotteremo ogni giorno con tutta la forza a nostra disposizione, nelle strade e nelle piazze dei nostri quartieri, nei luoghi di lavoro dove ogni giorno subiamo il ricatto del capitale e dei padroni che ci vorrebbero loro schiavi, negli stadi e ovunque lo riterremo opportuno, schifando giornalisti e benpensanti dalla pronta opinione che ci vogliono etichettare come teppisti, drogati o terroristi e ridendo in faccia a chi pensa di fermarci terrorizzandoci con la violenza reazionaria e la repressione.
Comitato di lotta quadraro
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